ANNUALE
2005
Autorità,
Signore e Signori.
Vi ringrazio per essere presenti in
questa occasione in cui la polizia penitenziaria festeggia il suo
annuale. E’ un segno di grande attenzione verso il
Corpo e l’Amministrazione penitenziaria, della quale vi sono veramente grato.
Saluto le donne e gli uomini della polizia
penitenziaria, tutti gli operatori, i rappresentanti dei lavoratori, le loro
famiglie.
Quest’anno come è stato più volte ricordato dai vertici
dell’Amministrazione, la celebrazione della Festa della polizia penitenziaria
assume un significato ancor più particolare.
Ricorre, infatti,
il trentennale della Legge del 26 luglio 1975 recante norme
sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione
delle misure privative e limitative della libertà ed il quindicennale della
legge del 1990 recante l’Ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria.
Due mondi, quello dei detenuti e quello degli appartenenti al
Corpo, per la prima volta fatti oggetto, nella loro storia, di provvedimenti di
un’assemblea legislativa.
Il primo , recependo in materia di esecuzione penale i principi
costituzionali, ha dotato il nostro Paese di uno degli ordinamenti penitenziari
più avanzati ed innovativi a livello europeo.
Il secondo,
improntato ai principi della smilitarizzazione, ha
consentito di valorizzare ed incrementare il bagaglio di professionalità e di
competenze già del Corpo degli Agenti di Custodia e delle Vigilatrici
penitenziarie. I nuovi compiti attribuiti al Corpo, dalla legge di Riforma
e dalla legislazione successiva
( penso alla partecipazione all’osservazione scientifica dei detenuti,
al servizio delle traduzioni e dei piantonamenti, all’impiego nel servizio di
scorta e tutela degli appartenenti all’Amministrazione penitenziaria, alla
vigilanza sull’igiene e sulla sicurezza degli ambienti di lavoro del Ministero della Giustizia ) lo hanno aiutato a crescere, a rivendicare
meglio i propri diritti, ad avere una maggiore coscienza dei propri doveri, ad
acquisire una nuova visibilità che penso
abbia aiutato i cittadini a comprendere
ed a conoscere meglio questo mondo e
questi operatori.
Il senso di un
annuale non può comunque limitarsi al pur importante
momento celebrativo.
Ci può e ci deve
servire per riflettere, per fare quantomeno un bilancio dell’oggi.
Ed intanto, bisogna dire che, per un verso o per l’altro,
questo tradizionale appuntamento finisce per cadere spesso in momenti
difficili.
Le emergenze di oggi
sono, in parte, le emergenze di ieri, ma più grandi, più emergenze: la carenza
degli organici di polizia penitenziaria, ora soprattutto con riguardo ai ruoli
apicali ed intermedi, la scarsissima disponibilità di risorse
finanziarie per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli istituti, che si traduce
inevitabilmente in una minore vivibilità delle strutture ( il budget si è
ridotto per il secondo anno di seguito di circa il 70% rispetto a quello dell’anno
2002 ), la decurtazione delle risorse per le spese correnti e non rinviabili, (
cosiddette di funzionamento ) , che stanno rendendo precaria la gestione
giornaliera degli istituti di pena.
Il tutto in un contesto che
vede il numero dei detenuti crescere a
ritmi sostenuti e costanti, fino a raggiungere, alla data di oggi, record per queste regioni, il numero di 5.089 detenuti. E’ appena il caso di ricordare come la presenza ottimale negli istituti del Piemonte e della Valle
d’Aosta sia oggi stimata in 3.499
posti. Anche la capienza tollerabile effettiva, è stata superata.
Per quel che
riguarda il personale nella sua generalità, su 3.703 unità di personale di polizia penitenziaria, previste in
organico sono formalmente assegnate agli istituti del distretto solo 3.421
unità. Oltre 250 si
trovano, peraltro, allo stato in servizio presso sedi extradistrettuali.
Rispetto alle dotazioni organiche mancano all’appello 147 appartenenti al ruolo degli
ispettori e 132 a quello dei
sovrintendenti.
Si spera ora
nella celere applicazione della legge di riordino della
dirigenza penitenziaria dello scorso agosto, che dovrebbe dare stabilità e certezza alle direzioni degli istituti penitenziari
del distretto, nel veloce espletamento dei
concorsi per l’assunzione di
personale delle aree educative e contabili, nell’assegnazione di personale
direttivo del Corpo di polizia penitenziaria da destinare al comando dei reparti
di molti istituti del distretto.
Per quel che
riguarda i detenuti, interessando il fenomeno l’intero territorio nazionale,
l’imperativo per gli operatori penitenziari, per il personale di polizia che
opera a diretto contatto dei ristretti, non può essere altro che quello di
continuare a gestire con oculatezza gli spazi esistenti, di stemperare le
tensioni sempre facili nelle condizioni di grande affollamento, di inventare
soluzioni per non abbassare i livelli di vivibilità penitenziaria, di garantire
l’ordine, la sicurezza ed una disciplinata vita all’interno dei reparti.
A tutto questo sono chiamati, oggi ancor più di ieri, gli appartenenti al
Corpo di polizia penitenziaria ed insieme ad essi tutti quelli che, ciascuno
per la propria parte, lavora, anche a titolo volontario, all’interno degli
istituti penitenziari del distretto.
La realtà dei numeri, oggi parla, lo si è detto prima, di
5.089 presenti nei quattordici istituti di pena del Piemonte e della Valle
d’Aosta, 4.877 uomini e 212
donne: queste ultime costituiscono il 4,2% dei reclusi.
I detenuti
condannati definitivamente per almeno un reato rappresentano
il 67% della popolazione detenuta,
gli imputati e gli indagati il 33%.
Gli stranieri
assommano a 2.282 unità, oltre il 45% dei detenuti. Di questi, una
percentuale che sfiora il 16% si
presenta a forte rischio di evasione.
I tossico e gli alcol dipendenti ( in tutto 1.800 persone )
costituiscono il 36% dell’intera
popolazione carceraria del distretto.
I nuclei
traduzione e piantonamento hanno effettuato, dal 1^
novembre 2004 al 31 ottobre 2005, 12.550
traduzioni (tra quelle su strada, con nave e con mezzo aereo ) per un
totale di 26.174 detenuti tradotti.
I detenuti piantonati nei luoghi esterni di cura sono stati in totale, nello
stesso periodo, 839, per un totale
di 7.722 giorni – uomo.
Su tutti questi
gli appartenenti al Corpo vigilano, ad essi richiedendo
il rispetto delle norme e dei regolamenti per una civile ed ordinata convivenza,
sia pure in spazi ristretti. A tutti garantendo
il rispetto dei diritti previsti
dalle leggi.
Ma non solo. Essi
vigilano oggi, sui 933 detenuti
ammessi al lavoro all’interno degli istituti, sul regolare svolgimento di 32 corsi scolastici, di cui 5 di scuola superiore e di 2 poli universitari, di 69 corsi professionali, di progetti di
recupero del patrimonio ambientale, di progetti per il recupero di
tossicodipendenti, come di autori di reati sessuali.
Vigilano, solo per citare qualche esempio,
sui detenuti impiegati nella tipografia del carcere di
Ivrea, come nelle aziende agricole di Asti ed Alessandria, come nei
laboratori interni di Vercelli e di Torino.
E vigilano sui 108 detenuti ammessi al lavoro
all’esterno che, insieme ai 114
condannati in regime di semilibertà ed alle oltre 1600 persone in misura alternativa all’esterno del carcere, delle
quali si fa carico giornalmente il servizio sociale penitenziario, costituiscono l’esempio tangibile dell’attività di
reinserimento sociale dei detenuti.
Nonostante le
difficoltà quotidiane si è trovato il tempo ed il modo
per non trascurare l’attività formativa. Ai 12 corsi, organizzati nel 2005 dall’Amministrazione centrale e da
quella periferica, hanno potuto partecipare, in turni diversi, oltre 2.000 appartenenti al Corpo: oltre il 65% della forza effettiva.
Per concludere uno
sguardo agli eventi critici del primo
semestre del 2005:
2 suicidi, 25 tentati suicidi, quasi
tutti sventati per il tempestivo intervento del personale del Corpo, 233 atti di autolesionismo
cui si è fatto fronte con prontezza ed efficacia, 260 episodi di astensione dal vitto dell’Amministrazione per
protesta, 2 evasi dal permesso, su 1055 concessi, nel periodo considerato.
Un bilancio operativo che ci conforta. Soprattutto se si
riflette su un dato:
5.062 detenuti è
la media di oggi. Ma nei primi 9 mesi dell’anno hanno
fatto complessivamente ingresso negli istituti del Piemonte e della Valle
d’Aosta 9.963 detenuti.
Di questi
risultati il Corpo di polizia penitenziaria può andare orgoglioso
Per il futuro
speriamo in più risorse, umane e finanziarie, in più mezzi, e se non sarà
possibile avere meno detenuti, auspichiamo un ampliamento degli spazi
detentivi, una maggiore vivibilità per detenuti , migliori condizioni di lavoro e possibilità di
carriera.
A tutti, intanto,
l’augurio di buon lavoro.
Torino 25 novembre 2005.